UNA CASA CHE SUDA

L’interrogativo sul nostro vivere futuro ci spinge a sperimentare un nuovo modo di pensare l’architettura in relazione alla sostenibilità. L’architettura diventa un corpo che suda trasformandosi in strumento di ricerca di acqua provando a ripristinare la ciclicità nella sua disponibilità. In questo senso la sostenibilità può essere reinterpretata con la parola convivenza in cui la relazione conflittuale uomo/natura si supera in nome del benessere reciproco; convivenza che richiede equilibrio, adattabilità e tolleranza all’interno di questa relazione e di fronte alle nuove condizioni che ci si presentano.
L’Architettura diventa habitat interspecie, dove trova rifugio la diversità, si trasforma e si adatta alle condizioni climatiche senza sconvolgerle, che accoglie il cambiamento anche quando è la natura a reclamare quello spazio. Il materiale diventa punto di partenza per riflettere su uno spazio che possa essere un rifugio per la diversità; per una convivenza interspecie.

  • STATUS Completed
    AWARDS Premio “Manifesto dell’Abitare”
    CLIENT Masseria Ferraioli
    DESIGN TEAM AIDNA soc. coop. a r.l.
    PUBLICATIONS Manifesto dell’Abitare (exhibition)
    AMA Maddaloni (exhibition)
    Architects Meet (exhibition)

UNA CASA CHE SUDA

LANDSCAPE

La casa si presenta come un giardino dove piante, animali, corpi e orti compongono una realtà complessa. La copertura è un dispositivo che produce “sudore”. Il suolo è dato dalla sovrapposizione di diversi mattoni in laterizio. In alcuni punti la pavimentazione lascia dei vuoti pronti per essere abitati da alveari, formicai e piccole piante. In altri, invece, i mattoni impilati danno vita a delle scale, a delle sedute su cui riposare, a un tavolo su cui mangiare.

Il padiglione è pensato per le esigenze della collettività. Può diventare un bivacco, una serra per coltivare pomodori, un’agriludoteca in cui i bambini possono imparare, o uno spazio domestico in cui cucinare il raccolto del giorno. La condizione umida e fragile diventa condizione naturale, adattamento!

L’acqua diventa elemento di progetto: viene generata, raccolta nella vasca, riutilizzata per il raccolto negli orti sinergici per gli animali, fino a diventare una second skin che ricopre il suolo, le pareti, i tavoli, i corpi. La casa dunque viene ripensata come habitat interspecie, che evolve tramite le forme di cooperazione tra interventi umani e non-umani, e la sua determinazione è impostare un rapporto di riappacificazione con la natura attraverso un periodo di convivenza.

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